Mentre la Legge di Bilancio 2026 cambia gli stipendi, novembre porta la prima buona notizia concreta: gli arretrati dei contratti nazionali tornano in busta paga.
Il dibattito sugli stipendi è tornato al centro della manovra 2026. Il Governo lavora da tempo a diverse soluzioni: la prima riguarda un taglio dell’IRPEF per i redditi tra 28.000€ e 50.000€, con l’aliquota che potrebbe scendere dal 35% al 33%. Una riduzione piccola, ma simbolica.
Si accompagna all’idea di una flat tax al 5% sugli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali e alla detassazione per straordinari e turni festivi. Tutte misure pensate più per alleggerire il carico fiscale che per far crescere davvero gli stipendi.
C’è poi un fondo dedicato alla pubblica amministrazione locale, pensato per allineare i salari ai livelli nazionali e ridurre il divario retributivo. In parallelo, il recepimento della direttiva europea sulla trasparenza salariale imporrà alle aziende di rendere pubblici i criteri con cui vengono calcolate le retribuzioni. Promesse, per ora. Ma almeno una certezza c’è già: la prossima busta paga sarà più alta – e non per effetto della manovra.
Mentre la legge si prepara a entrare in Parlamento, milioni di lavoratori del comparto pubblico vedranno finalmente un segnale concreto in busta paga. Con la mensilità di novembre, infatti, arriveranno gli arretrati dei rinnovi contrattuali del triennio 2022-2024, rimasti sospesi per mesi tra trattative e mancate coperture.
Gli importi, in questo caso, variano: per il comparto sanità si parla di circa 1.000–1.200€ di arretrati medi, più un aumento mensile stabile di 172€ lordi. Cifre che riguardano oltre 580.000 lavoratori tra infermieri, tecnici e amministrativi. Anche per il personale degli enti locali e della pubblica amministrazione centrale si prevede una revisione analoga, con importi variabili e pagamenti che proseguiranno fino a dicembre.
Il ritardo è legato ai tempi della firma definitiva del contratto ARAN, arrivata solo a ottobre dopo mesi di blocco burocratico. Ora, con gli accrediti pronti, novembre diventa il mese in cui le promesse iniziano a tradursi in numeri reali.
E nel frattempo, cosa succederà nei prossimi mesi per gli altri lavoratori? Il tema degli stipendi resterà centrale anche nei primi mesi del 2026. Le simulazioni mostrano benefici limitati per le fasce medio-basse, ma il vero banco di prova sarà l’effetto combinato tra rinnovi contrattuali e taglio delle tasse. Se la manovra riuscirà a coprire la detassazione promessa, il guadagno netto potrà aumentare anche di qualche decina di euro al mese.
Resta da chiarire il nodo delle tredicesime e degli straordinari, che potrebbero godere di un’imposta agevolata solo per alcuni settori. Nel mentre, tra speranze, ipotesi, dibattiti e attese, novembre segna un punto fermo: una busta paga finalmente più pesante per qualcuno, anche se il cammino verso stipendi davvero più alti è solo all’inizio.
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