Anche se a scarto ridotto la Legge di Bilancio per l’anno fiscale 2026 affronterà l’annoso tema della riforma delle pensioni statali. Un tema che, entro il 2027, andrà risolto in modo definitivo per evitare un disastro economico e sociale. Ecco cosa può succedere
Venerdì 17 ottobre, in barba ad ogni possibile e immaginabile scaramanzia del caso, la legge di Bilancio per l’anno fiscale 2026 verrà presentata ufficialmente al Consiglio dei Ministri. E’ un passaggio decisivo che arriva subito dopo la presentazione del DPEF, il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, la base su cui agire e le scrittura della legge stessa da parte del Ministro dell’economia e delle finanze dell’Italia, l’esponente della Lega Giancarlo Giorgetti.

Le prime indiscrezioni parlano di una legge di bilancio dal valore di circa 18 miliardi di euro. La discussione dovrebbe iniziare in Parlamento all’incirca il 20 luglio e andrà approvata, per evitare l’esercizio provvisorio e la gestione della spesa in dodicesimi entro il 31 dicembre 2025.
La riforma delle pensioni
La legge di bilancio secondo le prima indiscrezioni si muove su alcuni assi portanti, il taglio dell’IRPEF dal 35% al 33%, sulla nuova Rottamazione delle cartelle esattoriali e sulla Riforma dell’ISEE, l’Indice Socio Economico Equivalente, lo strumento con cui si accede a tantissime prestazioni dello Stato. E infine, last but not least, c’è il tema riforma delle pensioni.

Riforma delle pensioni che in attesa di condizioni economiche, politiche e sociali più favorevoli verrà appena accennata. Ma è una riforma che ha un costo importante, circa 3 miliardi di euro, e rivede solo una parte, importante, ma non decisiva dei criteri per andare in pensione. Pertanto, la riforma per l’accesso alla quiescenza presente nella legge di bilancio 2026 agirà su uno specifico tema. Parliamo della cosiddetta sterilizzazione dell’aumento automatico dell’età per andare in pensione.
Oggi è di 67 anni, nel 2027 sarà di 67 anni e tre mesi. Giorgetti, scrivendo la legge di bilancio, si è reso conto che bloccare l’aumento dell’età pensionabile per tutti costava, come accennato, 3 miliardi di euro. E quindi è dovuto scendere a compromessi organizzando la riforma in modo diverso. Il blocco dell’aumento di tre mesi per l’accesso alla pensione sarà appannaggio di chi svolge lavori usuranti e dei lavoratori precoci. Per tutti gli altri resterà lo scatto automatico. Con il rischio che negli anni successivi l’aggravio di tempo sia maggiore