Nel fitto dei boschi umidi europei cresce un arbusto che, pur non essendo appariscente, ha accompagnato la storia dell’uomo con discrezione e utilità. La frangola, o Rhamnus frangula, è una pianta capace di adattarsi agli ambienti più ombrosi, dove le radici trovano sollievo in terreni freschi e acidi. Le sue foglie lucide, il legno aromatico e le bacche scure raccontano un legame profondo con la natura e con gli antichi usi erboristici.

La Frangula alnus, appartenente alla famiglia delle Rhamnaceae, è diffusa in gran parte dell’Europa e dell’Asia occidentale. Predilige boschi umidi di latifoglie, rive di torrenti e torbiere, dove l’acqua e il terreno acido favoriscono la crescita rigogliosa. Il portamento varia da arbustivo ad arboreo, con altezze che raramente superano i sei metri, ma che bastano a renderla una presenza costante e riconoscibile nel sottobosco.
Foglie simili a quelle dell’ontano
Le foglie della frangola sono semplici, ellittiche e con margine liscio, appena ondulato. Ricordano quelle dell’ontano, ma si distinguono per il picciolo rossastro e la colorazione autunnale giallo-rossa, che accende il bosco di sfumature calde prima del riposo invernale. La loro disposizione alterna e la lucentezza della pagina superiore creano un effetto armonioso anche nelle giornate più grigie.
Una fioritura delicata ma continua
Da maggio a luglio la frangola si copre di piccoli fiori bianco-giallastri, raccolti in fascetti ascellari di pochi millimetri. Non attirano l’attenzione come quelli di molte piante ornamentali, ma sono fondamentali per api e insetti impollinatori. Dopo la fioritura compaiono le drupe sferiche, inizialmente verdi, poi rossastre e infine nere a maturità, contenenti da due a tre semi. Sono molto decorative, ma anche velenose per l’uomo, un dettaglio che la natura ricorda con colori intensi e invitanti.
Usi antichi e curiosità
Il legno di frangola è noto per il suo profumo resinoso e la buona resistenza, qualità che lo rendeva apprezzato in passato per piccoli lavori di tornitura e intarsio. Ancora più preziosa era la scorza, utilizzata in erboristeria e medicina popolare per estrarre sostanze con proprietà lassative e depurative. Essiccata e trattata, forniva anche coloranti naturali impiegati nelle antiche tintorie, mentre in passato il carbone di frangola era tra i preferiti per la fabbricazione della polvere da sparo, grazie alla sua combustione rapida e uniforme.
Una testimone silenziosa dei boschi umidi
Oggi la frangola resta una pianta spontanea di grande valore ecologico. Contribuisce a mantenere la biodiversità dei boschi umidi, protegge il terreno dall’erosione e offre nutrimento a molti uccelli grazie alle sue bacche. Pur non essendo comune nei giardini ornamentali, è una specie che merita attenzione per la sua rusticità, la bellezza sobria e la storia antica che porta con sé, fatta di equilibrio tra natura e ingegno umano.





