L’olivo (Olea europaea L.) è una delle piante simbolo del Mediterraneo, presente da millenni nei paesaggi e nella cultura dei popoli che si affacciano su questo mare. Coltivato per i suoi frutti e per l’olio, è divenuto nel tempo emblema di pace, prosperità e longevità. Accanto a questa specie coltivata, esiste anche l’oleastro, la forma selvatica dell’olivo, meno appariscente ma altrettanto importante per comprendere l’origine e la diffusione della pianta che oggi conosciamo.

Caratteristiche botaniche dell’olivo
L’olivo è una pianta sempreverde della famiglia delle Oleaceae, capace di vivere diversi secoli e di assumere forme maestose. Può raggiungere i 10-15 metri di altezza, anche se nelle coltivazioni viene mantenuto più basso per facilitare la raccolta delle olive. Il tronco, spesso contorto e nodoso, con l’età assume un aspetto scultoreo che lo rende unico e riconoscibile.
Le foglie sono opposte, lanceolate, con pagina superiore verde-grigiastra e inferiore argentata, caratteristica che dona all’albero una luce particolare nei paesaggi assolati. I fiori, piccoli e bianco-crema, compaiono in primavera e si riuniscono in infiorescenze a grappolo. Dai fiori si sviluppano i frutti, le olive, drupe carnose che a maturazione assumono colore verde, violaceo o nero, a seconda della varietà e del grado di maturazione.
L’oleastro: l’olivo selvatico
L’oleastro è la forma spontanea di Olea europaea, diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Si distingue dall’olivo coltivato per l’aspetto più rustico: ha chioma più fitta e disordinata, rami spinosi e foglie più piccole e coriacee. Anche i frutti sono più piccoli e meno polposi, ma più ricchi di olio in proporzione.
Dal punto di vista botanico e genetico, l’oleastro rappresenta la base da cui si sono sviluppate le varietà coltivate di olivo attraverso la selezione operata dall’uomo nel corso dei millenni. Oggi ha un valore ecologico importante perché resistente, adattabile e capace di crescere anche in ambienti difficili.
Storia e diffusione
L’olivo ha origini antichissime: reperti archeologici testimoniano la sua coltivazione già nel IV millennio a.C. in Medio Oriente, da dove si è diffuso in Egitto, Grecia, Italia e in tutto il Mediterraneo. Gli antichi Greci lo consideravano dono della dea Atena, mentre per i Romani era simbolo di prosperità e potenza.
Con il tempo, l’olio d’oliva divenne non solo alimento prezioso, ma anche prodotto fondamentale per riti religiosi, cure mediche e perfino come combustibile per lampade. In epoca medievale la coltivazione dell’olivo si estese ulteriormente, fino a diventare parte integrante della cultura agricola e gastronomica europea.
L’oleastro, invece, ha rappresentato la forma selvatica che ha garantito la sopravvivenza della specie anche in epoche difficili, quando l’olivo coltivato era più vulnerabile. Ancora oggi è considerato una risorsa genetica importante per migliorare la resistenza delle varietà agricole.
Differenze tra olivo e oleastro
Le differenze principali riguardano portamento, foglie e frutti. L’olivo coltivato ha chioma più ordinata, foglie più grandi e frutti polposi, selezionati per la produzione di olio e per il consumo diretto. L’oleastro, invece, è più spinoso, con chioma irregolare, foglie piccole e drupe ridotte, non adatte alla tavola ma molto resistenti.
Queste caratteristiche rendono l’olivo la specie “addomesticata” dall’uomo, mentre l’oleastro rimane la sua forma primitiva e selvatica, testimone di un passato millenario.
Usi e tradizioni
L’olio d’oliva è stato ed è tuttora il prodotto principale di questa pianta, alimento cardine della dieta mediterranea e apprezzato per le sue proprietà nutrizionali e salutistiche. Ricco di acidi grassi monoinsaturi e antiossidanti, contribuisce al benessere cardiovascolare e alla longevità.
L’olivo ha fornito all’uomo anche legno pregiato, duro e dalle venature particolari, usato per oggetti di pregio, utensili e opere artistiche. Foglie e corteccia hanno trovato posto nella medicina popolare, impiegate in decotti e infusi con proprietà febbrifughe e depurative.
Curiosità e simbologia
L’olivo è uno degli alberi più ricchi di simbolismo. Nell’antichità era segno di pace e vittoria, tanto che le corone di ramoscelli d’olivo premiavano i vincitori delle competizioni. Nella Bibbia e nella tradizione cristiana l’olivo è simbolo di riconciliazione e benedizione: celebre è il ramo portato dalla colomba dopo il diluvio universale.
Una curiosità riguarda la sua longevità: alcuni esemplari, soprattutto in Grecia, Italia e Medio Oriente, superano i mille anni di età e continuano a produrre frutti. L’oleastro, pur meno imponente, condivide questa resistenza straordinaria e rimane custode della storia naturale della specie.
Un patrimonio da preservare
Olivo e oleastro rappresentano due volti della stessa pianta: il primo simbolo di civiltà e cultura, il secondo testimone selvatico delle sue origini. Entrambi incarnano il legame profondo tra uomo e natura, un equilibrio che ha plasmato paesaggi, tradizioni e abitudini alimentari per millenni. Ancora oggi l’olivo resta una delle piante più preziose del Mediterraneo, e l’oleastro continua a ricordarci la forza primitiva da cui tutto è iniziato.